Persiane, veneziane, imposte e gelosie

Il termine persiana deriverebbe dal latino persa, -ae, la cui traduzione è “originario della Persia”; persiane, quindi, è il femminile sostantivato dell’aggettivo persiano, mutuato dal francese persienne, e trae origine dall’abitudine dei mercanti veneziani di importare tali oggetti dalla Persia. Questi serramenti sono perciò noti anche come veneziane, in onore dei loro primi importatori.

Nel 1798, a Genova venne introdotta una tassa sulle finestre, dovuta solo dai proprietari delle case che ne avevano più di sei, mentre le abitazioni che ne avevano meno erano esentate. Per arginare questa tassa, i genovesi, noti per la loro parsimonia e ingegnosità, iniziarono a murare e dipingere le finestre. Questa pratica permise loro di mantenere l’estetica delle abitazioni senza dover pagare l’imposta. Da allora, le persiane vennero comunemente chiamate imposte, un termine che ancora oggi viene utilizzato per indicare questi elementi architettonici.

In alcune aree, inoltre, le persiane sono chiamate anche gelosie, poiché i gelosissimi mariti persiani le usavano per impedire alle mogli di mostrarsi alla finestra, togliendole alla vista degli estranei, e per osservarle di nascosto. Nel dialetto genovese, la persiana, intesa come imposta (chiusura della finestra), è detta giöxîa, ovvero gelosia. Per alcuni, furono i mariti genovesi a chiudere le mogli dentro casa per impedire loro di essere guardate da occhi indiscreti; per altri, invece, erano le donne a spiare i mariti al riparo delle persiane per controllare che non facessero i cascamorti con le altre.

Mucca o vacca?

La vacca (termine che deriva dal latino vacca) è la femmina adulta dei bovini. Nel linguaggio comune, la parola è usata con significato fortemente offensivo, per indicare una donna di facili costumi (quella fa la vacca con tutti) o come ingiuria volgare (porca vacca!). Valore spregiativo ha anche in altri casi, riferiti, ad esempio, a una donna sformata o trasandata, oppure in similitudini: stava sdraiata come una vacca

Per interferenza con il valore spregiativo e volgare, il termine vacca è perlopiù sostituito da mucca, che deriva dallo svizzero-tedesco mugg; la parola indicava le vacche svizzere, comperate alla fiera di Lugano. È voce toscana largamente diffusa in tutta Italia perché non ha il tono spregiativo che alla voce vacca deriva dagli usi figurati.

Spelling

Il termine spelling indica l’analisi delle parole fatta non secondo la sillaba, per la quale esiste il termine sillabare, ma secondo le singole lettere, la cui pronuncia, lenta e staccata, viene eseguita articolando suono per suono o, più spesso, distinguendo ciascuna lettera con il suo nome nell’alfabeto, al fine di indicare la corretta grafia.

Spelling viene tradotto in italiano con il verbo compitare, che deriva dal latino computare (contare): computare litteras significava, infatti, contare le lettere nella pronuncia o pronunciare lentamente.

Già nel 1688, una delle Note al Malmantile 2.663, citata nel Grande dizionario della lingua italiana detto “il Battaglia”, definiva così compitare:

Contare a una a una le lettere, per poi sommarle, per così dire, in una parola

E lo stesso dizionario definisce così la stessa parola (vol. III, 1964, p. 410):

Leggere con lentezza, separando e pronunciando a uno a uno i suoni che compongono la parola o sillabandola con cura

L’uso recente, quindi, con antichi precedenti, attribuisce al verbo compitare due significati diversi ma non dispone di un verbo che significhi precisamente e unicamente “scandire una parola nelle singole lettere o suoni (che nella scrittura italiana  possono essere scritti con due e anche con tre lettere) che la compongono”.  

L’espediente di suggerire l’esatta scrittura di nomi propri o di parole rare e difficili prelevando le lettere iniziali di una serie di noti toponimi pronunciati in opportuno ordine di successione supplisce praticamente alla mancanza di un metodo teoricamente motivato.

Wikipedia

Come si pronuncia wikipedia? Vikipìdiauikipédia, uikipìdia, uikipedìa, vikipèdia, uaikipìdia, vaikipìdia sono le tante varianti utilizzate dagli italiani, sebbene le prime due siano le più diffuse.

La pronuncia corretta è suggerita dalla stessa Wikipedia:

“Essendo il termine un forestierismo hawaiano, la pronuncia italiana più diretta di wiki è viki. La forma vikipedìa è perciò la preferibile, considerando anche la pronuncia italiana del suffisso –pedìa (come in enciclopedia) …”.

Anche il professor Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, raccomanda la pronuncia vichipedìa, sebbene gli anglofili diffondano irrimediabilmente pronunce come claimax per “climax” o aitem per “item”.

Nipote di zii o di nonni?

Nell’ambito dei cosiddetti singenionimi, cioè dei nomi di parentela, l’italiano, mentre distingue i nonni dagli zii, nell’uso comune non dispone di due termini diversi per indicare i rispettivi nipoti.

Inoltre, la parola nipote, dal latino nepōte(m), è ambigenere, e solo l’articolo consente la distinzione tra maschile e femminile.

Le altre lingue, romanze e non romanze, hanno una ricchezza terminologica molto maggiore, con una distinzione ulteriore tra maschile e femminile: in francese, in inglese e in spagnolo abbiamo, rispettivamente, neveu/nièce, nephew/niece, sobrino/sobrina per i nipoti di zii e petitfils/petitefille, grandson/granddaughter, nieto/nieta per i nipoti di nonni.

Nipote è attestato in testi antichi di tutte le aree geografiche italiane, in alcune delle quali si hanno, però, distinzioni di genere: per esempio, con i femminili nepota/nipota o col maschile nevodo.  

Tuttavia, anche l’italiano ha la possibilità di precisare di quale nipote si tratti. Infatti, il Dizionario di Tommaseo-Bellini riporta abiatico come sostantivo nel senso di “nipote, figlio del figlio o della figlia”. Il termine deriva dal latino aviatĭcus, a sua volta derivato di avus, “avo, nonno”. 

Anche vari dizionari contemporanei registrano il termine abiatico, marcandolo come lombardo (GRADIT) o come settentrionale (Sabatini-Coletti e ZINGARELLI 2015).

Il LEI sostiene, molto plausibilmente, che la voce latina aviaticus sia diventata un tecnicismo giuridico in epoca longobarda. In effetti, anche oggi abiatico (con il femminile abiatica), da solo o posposto a nipote (e, dunque, con funzione aggettivale), ha una certa diffusione negli studi notarili lombardi.    

Abiatico è, quindi, un termine raro, rimasto sempre confinato in usi regionali o settoriali.